venerdì, luglio 03, 2015

Cover Mg Interview



Ecco una nuova intervista rilasciata da Colin a Cover Media, nella quale l'attore parla del suo ruolo nel film di Yorgos Lanthimos "The Lobster": LINK.

"The Lobster" confonderà molto gli spettatori. Cosa ne pensi del film?
Non chiedetemi di spiegarvi il film! Credo che il regista e lo sceneggiatore abbiano volutamente lasciato la storia aperta a libere interpretazioni, senza voler a tutti i costi sottolineare un messaggio o un'idea particolare. E' questo ciò che rende il film convincente ma anche inquietante allo stesso tempo. Quando ho visto il primo film di Lanthimos, "Dogtooth", ricordo di essermi sentito commosso e disorientato, e questa è stata anche una delle ragioni per le quali ho accettato di partecipare a "The Lobster".

Aver cominciato a lavorare alla pellicola ti ha aiutato a capire meglio la storia, rispetto alla sola lettura della sceneggiatura?
No, veramente no! Ha solo peggiorato la mia confusione iniziale! Ma questa non è necessariamente una cosa brutta. Non sempre le cose devono essere esplicite, anzi è molto più affascinante guardare un film e cercare di scoprire da soli il significato che si cela dietro ad ogni cosa. Tutta questa esperienza è stata decisamente speciale per me.

Ti sarai comunque fatto un'idea di tutto quello che il tuo personaggio deve affrontare...
Il film parla della solitudine, in quanto esperienza umana. Sentirsi soli è difficile, e spesso esiste una sorta di stigma nei confronti delle persone che non sono sposate o non hanno una relazione. Abbiamo esplorato quel senso di distacco che i nostri personaggi si sono trovati costretti ad affrontare. Questo strano mondo in cui vivono è ovviamente una metafora per tutti quei sentimenti che proviamo nella nostra vita. Posso immaginare che gli spettatori cominceranno a discutere dopo la visione del film, chiedendosi quale sia il messaggio e dando le proprie interpretazioni. Per me, è stata un'esperienza molto intensa che mi ha permesso di maturare molto come attore. 



Il regista vi ha dato qualche spiegazione?
No. Yorgos ha voluto lasciarci all'oscuro di tutto, circa il mondo che ha creato. E' convinto che sia molto più efficace lasciare che gli attori assaporino quel senso di disorientamento e melancolia che i personaggi stanno affrontando. E ovviamente durante le riprese abbiamo affrontato quel senso di discomfort che deriva dal non conoscere o non capire il significato di tutto. E credo che questo abbia arricchito le nostre performance. 

La tua vita è cambiata molto negli ultimi anni, ed è successo anche alla tua carriera, dal momento che hai scelto molte volte di prendere parte a progetti più piccoli e più intensi. Come descriveresti gli up&down della tua carriera?
Anzitutto, sono davvero fortunato di avere la possibilità di fare questo lavoro. Da quando sono un bambino, mi è sempre piaciuto osservare le persone. Sono molto curioso, e mi piace indagare i comportamenti umani. Perchè reagiamo in un determinato modo, come viviamo la nostra vita, eccetera. Gli esseri umani sono creature affascinanti, tragiche e divertenti. I film che sto facendo ora sono gli stessi film che desideravo fare quando ho iniziato questo percorso. Ma il mio arrivo ad Hollywood è stato seguito da un successo repentino, e all'improvviso ho cominciato a fare questi grandi film, perdendo di vista progetti più di nicchia, più piccoli e intimi. Ora, quando mi viene proposto un nuovo progetto, mi chiedo sempre se mi permetterà di indagare a fondo la condizione umana e la nostra psicologia. E' quello che mi esalta di più di questo lavoro. 

Quali sono invece gli aspetti negativi del tuo lavoro.
Beh, a parte i paparazzi e il loro pazzesco tentativo di invadere la tua vita privata, la parte più dolorosa è stare lontano da casa e dai miei figli. Un tempo mi piaceva passare da un set all'altro, da una città alla successiva, vivendo in alberghi lussuosi. Non devi mai pulire la tua stanza, puoi ordinare il servizio in camera a qualsiasi ora, e senti quella libertà che deriva dalla possibilità di poter andare ovunque, sempre. Ora, preferisco stare a casa con la mia famiglia e godermi la felicità che deriva da tutto ciò. Sono sempre stato molto vicino ai famigliari, e ora questa cosa è importante più che mai per me. Vivo per i miei figli e voglio rendere la loro vita felice. E' questo ciò che arriva, insieme alla responsabilità di essere padre. E finchè non hai figli, è difficile capire cosa significa veramente. 

Hai girato "The Lobster" in Irlanda. Sei contento di poter tornare di tanto in tanto nella tua terra natia?
Abbiamo girato prevalentemente a County Kerry, che è il posto a cui mi sento più vicino al mondo. Le persone sono state molto generose e gentili. Ovviamente sono estremamente felice di poter passare del tempo lì di tanto in tanto. Non avevo in programma di tornare in Irlanda, quando è arrivata la proposta per "The Lobster". E anche se vivo a Los Angeles, tornare nella mia terra è sempre bellissimo. 

Cosa fai quando non stai lavorando?
Vivo, respiro, vado al cinema, mangio. Mi piace il cibo spazzatura, come quando ero bambino: amo pizza e cheeseburger. E i formaggi, soprattutto il parmigiano, il gruyere e il cheddar!

Hai interpretato moltissimi personaggi differenti. C'è un ruolo che supera tutti gli altri?
Lavorare con Neil Jordan nel film "Ondine" ha significato molto per me. Mio figlio è nato come risultato della mia partecipazione a quel progetto, per questo motivo quell'esperienza avrà sempre un posto speciale nel mio cuore. 


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